Audiodoc
Un audiodocumentario è un’esperienza di ascolto particolare, alla quale magari non siamo abituati e che forse ci coglie un po’ alla sprovvista. Un po’ come succede quando si parla di mafia al Nord.
In 109/96: “Una volta qui ci stava un mafioso…” ci sono storie raccontate attraverso voci, suoni e musiche, un mix di elementi che si fondono assieme e che parlano di mafia. Sono delle scampagnate in compagnia di un microfono per scoprire che esiste un’alternativa al sistema mafioso, che parte dalla confisca dei beni e nella riqualificazione di questi spazi per la comunità
Buon ascolto
Pietro e Antonio
La mafia in Veneto
“Non è un corpo estraneo, non è mai un corpo estraneo. È parte di un tessuto culturale e sociale esistente e per questo ha la facilità d’infiltrarsi, dire che viene qui la mafia calata dall’altro è una stupidaggine, non è cosi, ci sono le condizioni perché questa attecchisca e non solo attecchisce sugli affari… penetra nella cultura che esiste.”
Le storie di rinascita che hanno avuto luogo nella Villa di Campolongo, nella tenuta di Erbè, e in tutti i beni confiscati e riutilizzati ai fini sociali in Veneto, affondano le loro radici nelle vicende di mafia che si sono svolte nel nostro territorio.
Abbiamo cercato di ricostruirle attraverso la voce di chi si è occupato di questo fenomeno nei panni di “analista” e di chi, invece, ha vissuto queste storie in prima persona, perché impegnato nell’attività politica.
Abbiamo parlato con Monica Zornetta, giornalista e autrice di “A casa nostra. Cinquant’anni di mafia e criminalità in Veneto” e con Walter Mescalchin, ex sindaco di Camponogara e referente regionale di Libera fino al 2014, che ci hanno raccontato quali sono le caratteristiche e come si è evoluto il fenomeno mafioso nella nostra regione.
Un rapido viaggio che parte dagli anni Cinquanta e dall’istituto del confino, passando per Maniero ed i ladri di polli e che si conclude con il profilo del mafioso di oggi, quello “che non spara più, parla quattro lingue e ha frequentato le migliori università”.
Musiche di: Josh Woodward – Dark Rooms and Crooked Candles; Josh Woodward – The Parade
Campolongo Maggiore
“La casa di Felice Maniero non é una villa che si trova sul cucuzzolo di una montagna, non si trova in un’isola sperduta. É una casa in un quartiere, circondata da altre case. Questo a dimostrare che il potere non ha bisogno di nascondersi, il potere riesce a controllare un territorio”
L’ex villa di Faccia D’Angelo si trova lungo la strada statale che attraversa Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia, ed ha rappresentato un simbolo del potere criminale negli anni ’80.
Da quando é stata confiscata e riassegnata al Comune, é diventata uno degli esempi più riusciti di riconversione di beni sottratti alle mafie nel Nord Italia. Oggi é sede del giardino della legalità, di un coworking e dei campi di lavoro di Libera, che impegnano giovani volontari a lavorare per il mantenimento della struttura attraverso un’esperienza che vuole trasmettere e rafforzare il valore della legalità.
Arrivano dalla Sardegna, da Milano, da tutta Italia, i giovani volontari che ci hanno raccontato com’é Campolongo vista oggi dai loro occhi, e che l’hanno confrontata con i racconti di chi, del luogo, ha vissuto quegli anni che hanno reso il piccolo comune del veneziano tristemente noto all’opinione pubblica.
In voce il Vicesindaco di Campolongo Andrea Zampieri, il Responsabile del MO.V.I Lorenzo Capalbo ed i ragazzi e i responsabili del campo di EstateLiberi.
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Erbè
È un pensiero fisso, non posso fare a meno di pensare che qui c’erano i cavalli, c’era una piscina, non smetto mai di pensarci
Erbè è un piccolo paese immerso nelle campagne, in Provincia di Verona. Situata al confine col comune di Isola della Scala, in una strada che esiste solo per quelli che la conoscono, c’è una casa molto grande, con vicino un giardino anch’esso enorme.
In tutto circa 25.000 metri quadrati di terreno: appartenevano a uno spacciatore locale, affiliato alla ‘ndrangheta, che la usava come quartier generale per gestire lo spaccio, e che stava allargandosi costruendo un ristorante e un maneggio.
Dopo la confisca il bene è rinato due volte: il Comune ha assegnato la villa all’ULSS 22, che l’ha trasformata in una comunità riabilitativa per disabili, e il terreno vicino al Gruppo Scout Tartaro Tione, che nel 2011 ha inaugurato la prima Base Scout regionale creata su un bene confiscato alla mafia.
Nella Base Scout ogni estate si tengono i campi estivi di Libera E!state liberi, che portano ragazzi da tutta Italia a scoprire che la mafia al nord esiste… ma anche che si può combatterla, e vincere.
In voce: Giuliana, della comunità riabilitativa, Giuseppe, della base Scout Tartaro-Tione, Nicola Martini, il Sindaco di Erbè
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